Montàlban e la sua Bella di Buenos Aires

“La bella di Buenos Aires” è il primo libro di Montàlban che leggo in vita mia.

Per me, è stato un po’ difficile e impegnativo leggerlo, in quanto bisogna conoscere parte della storia ispanica della prima metà del Novecento: desaparecidos e la dittatura militare in Argentina, e la connivenza tra dittatura franchista e governo in Spagna. Cosa ardua anche per chi, come me, è appassionato di storia, essendo questo un periodo denso di eventi complicati e talvolta inspiegabili.

Però, essendo il mio primo romanzo di Moltàlban non so se le altre sue opere siano così impegnative come questa.

Già dal primo capitolo, la mia voglia di lettura è stata stuzzicata dai personaggi così misteriosi e affascinanti, dai segreti mezzi svelati dall’intreccio della storia. La storia ben congegnata e personaggi ben strutturati hanno alimentato l’insaziabile desiderio di andare avanti. Ad iniziare dal collaudatissimo Pepe Carvalho, investigatore privato, ex comunista, ex agente della CIA, ex tanto altro. Ormai stanco della sua vita in quel momento, decide di far diventare socio a tutti gli effetti Biscuter, che secondo me è un po’ strano ma tenero allo stesso tempo perché ci tiene così tanto a questo suo nuovo lavoro. Antagonista di Carvalho è l’ispettore Linfante, succeduto a Contreras acerrimo nemico di Carvalho, in quanto quest’ultimo è un ex comunista contrario alla dittatura franchista.

Calvalho, Biscuter e Linfante indagano sulla morte di una barbona, Helsa Muchnik, seguendo strade diverse ma giungendo alla stessa soluzione. Solo che Linfante, essendo un dipendente statale, nel momento in cui si scontra con la storia dei desaparecidos deve glissare sul vero colpevole.

È stato davvero un peccato non aver scoperto prima uno scrittore di cotanta levatura come Montàlban, perché è davvero interessante la sua scrittura. Di sicuro non mi fermerò a questo romanzo dello scrittore spagnolo Montàlban.

CONSIGLIO:

Prima di leggere questo romanzo bisogna ripassarsi un po’ di storia contemporanea.